PAVIA – Sta raccogliendo numerosissime adesioni la petizione contro il cibo sintetico promossa da Coldiretti con l’obiettivo di promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza mucche” fino al pesce senza mari, tutti prodotti che potrebbero presto inondare il mercato europeo sulla spinta delle multinazionali e dei colossi dell’hi tech. Sono infatti oltre 200mila le firme raccolte su tutto il territorio nazionale, delle quali 2mila nella sola provincia di Pavia da Coldiretti
“Si tratta di fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dell’intera filiera del cibo Made in Italy – spiega il Presidente di Coldiretti Pavia Stefano Greppi – La petizione può essere sottoscritta in tutti i nove Uffici di Zona di Coldiretti sul territorio pavese, da Voghera a Vigevano, da Corteolona a Pavia, da Mede a Mortara, da Varzi a Stradella, e anche in tutti i mercati di Campagna Amica attivi nella nostra provincia”.
Gli investimenti nel campo del cibo sintetico stanno crescendo molto sostenuti da diversi protagonisti del settore hi tech e della nuova finanza mondiale. L’esempio più lampante è quello della carne artificiale, dove solo nel 2021 sono stati raccolti 1,4 miliardi di dollari, con una crescita del 23mila% rispetto al 2016. La verità che non viene pubblicizzata per quanto riguarda la “carne” da laboratorio – sottolinea Coldiretti – è che in realtà si tratta di un prodotto sintetico e ingegnerizzato, che non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, che non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e che non è accessibile a tutti poiché è nelle mani delle grandi multinazionali.
“Le bugie sul cibo in provetta confermano come ci sia una strategia precisa delle multinazionali – sottolinea ancora il Presidente di Coldiretti Pavia – che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione. Siamo pronti a dare battaglia – conclude Stefano Greppi – poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare”.