VOGHERA – Il 6 settembre scorso è stato presentato a Napoli il Rapporto Annuale “L’Italia nell’Economia Internazionale” dell’Istituto del Commercio Estero, storica agenzia del Governo Italiano. Tra i diversi contributori anche una rappresentanza della classe dirigente pavese, grazie ad Alberto Dell’Acqua, docente universitario e attuale Presidente di ASM Vendita e Servizi, autore di uno studio sull’innovazione per la transizione energetica. Cogliamo quindi questa occasione per sottoporre lui alcune domande sulla crisi energetica in corso e sulle possibili soluzioni.
Prof. Dell’Acqua qual è la sua visione sulla complessa situazione a livello energetico in ambito nazionale? “La mia visione è purtroppo negativa, al pari di quella di molti esperti ed opinionisti. Dico questo perché la dinamica al rialzo dei prezzi energetici era già evidente dall’inizio di quest’anno ma meno esposta al cancan mediatico. Era pertanto prevedibile che ci fossero ripercussioni sui conti di aziende e famiglie, anche se forse un po’ smorzati da una generale ripresa post-Covid e da una certa voglia di leggerezza per lasciarsi alle spalle il difficile periodo della pandemia. Nessuno certo però poteva prevedere l’ulteriore accelerazione dei prezzi energetici nel periodo estivo ed il peggioramento repentino della situazione odierna. Se la previsione iniziale era di un autunno difficile, per via di costi energetici alti, ora lo scenario è di una crisi generalizzata, con aziende costrette a chiudere e famiglie alle prese con razionamenti di elettricità e gas. Uno scenario da incubo che in ogni modo bisogna cercare di fronteggiare e scongiurare.
Quali possono essere le soluzioni nel breve periodo e su quali fronti? “Nei mesi scorsi, il dibattito era focalizzato sull’attivazione di fonti di approvvigionamento sostitutive e sulla necessità di nuovi rigassificatori. Si è però capito che queste soluzioni, sebbene auspicabili, possono essere efficaci solo nel medio termine, l’anno prossimo o forse quello successivo, ma certamente non adeguate per gestire la crisi energetica nel breve. La soluzione sta nel cercare di riequilibrare per quanto possibile i prezzi sul mercato, per evitare sconquassi nella filiera della distribuzione energetica, e intervenire con ammortizzatori economici per famiglie e imprese. A mio modo di vedere bisogna lavorare su entrambi i fronti congiuntamente. Il tema di chi si deve assumere l’onere di questi interventi, chi paga in sintesi, dipende dalla dimensione del problema. Una soluzione da alcuni avanzata, anche se da altri sconsigliata, è di fissare un tetto al prezzo del gas per ridurre i costi di fornitura elettrica. Scelta già operata da Spagna e Portogallo, che però hanno messo sul piatto 8,4 miliardi di euro per coprire la differenza tra il tetto e il prezzo di mercato. Tale soluzione è stata permessa in deroga ai regolamenti UE perché i due Paesi non sono quasi per nulla interconnessi con il resto del continente. Spagna e Portogallo hanno inoltre dimensioni ben diverse da Germania, Francia e Italia. In particolare, il nostro Paese da solo probabilmente non potrebbe permettersi una operazione del genere perché produrrebbe un gravame di qualche decina di miliardi sui conti pubblici. E’ necessaria quindi una risposta comune a livello europeo, anche se il coordinamento tra in principali Paesi è difficile poiché le problematiche energetiche, a differenza del Covid che ha colpito tutti in egual modo, assumono gradazioni differenti nei singoli Stati. Il tetto al prezzo permetterebbe però di intervenire solo sui prezzi di elettricità, mentre più difficilmente potrebbe arginare la crisi sul gas. Bisogna pertanto agire anche sui sostegni diretti da parte dei singoli Stati, mediante ammortizzatori economici come garanzie pubbliche agli operatori, ristori o crediti fiscali a imprese e famiglie. Alcuni esperti propongono poi la sospensione temporanea del green deal a livello UE, per allentare le rigidità dei sistemi energetici, e una via diplomatica con la Russia per evitare lo stop totale alle forniture di gas. Soluzioni che appaiono altrettanto difficili da percorrere date le differenze di vedute a livello UE e i rapporti già compromessi con la Russia”.
Nel suo articolo per ICE afferma che i progressi nella ricerca faciliteranno la realizzazione di sistemi di produzione di bassa scala per la creazione di comunità energetiche autonome. E’ questa la via da percorrere? Che altre soluzioni a livello “micro” esistono? “Sicuramente la creazione di comunità energetiche è una soluzione efficace, ma di nuovo nel medio-lungo periodo. Ad oggi non abbiamo una diffusione ed applicazione estesa delle tecnologiche che consentono l’autoproduzione e consumo energetico in ambiti locali autosufficienti. Non abbiamo nemmeno la diffusione di applicazioni digitali intelligenti che aiutano ad ottimizzare i consumi e favorire il risparmio energetico. Purtroppo, salvo manovre economiche risolutive a livello di sistema, nella prospettiva “micro” le soluzioni dovranno essere ancora “analogiche”. I cittadini dovranno risparmiare sui propri consumi energetici rivedendo i propri comportamenti, con un minor uso del riscaldamento e degli elettrodomestici, in particolare quelli più dispendiosi come phon, frigorifero, condizionatore e lavatrice. Le aziende del settore, come la stessa ASM Vendita e Servizi, saranno chiamate ad avviare importanti campagne di informazione e comunicazione per educare i propri utenti al risparmio energetico. Sono però purtroppo portato a pensare che la riduzione dei consumi energetici sarà la conseguenza non solo di scelte discrezionali su base individuale ma di restrizioni obbligatorie imposte a tutti. La crisi energetica del petrolio negli anni ’70 aveva causato le “domeniche a piedi”, a breve dovremo forse abituarci a “domeniche con stufe accese e sotto le coperte”.