FORTUNAGO – L’associazione Fortunagoinarte ha organizzato per questa stagione, dal 10 luglio all’11 settembre, all’Auditorium di Fortunago, una vasta esposizione di dipinti che richiamano il tema della natura.
La mostra, a cura di Luigi Cavallo e Pino Jelo, presenta un argomento molto frequentato dagli artisti di ogni generazione, che, forse, può apparire scontato. Qui la scelta è guidata dalla qualità della pittura come strumento non certo superato: sono proposti cinquanta dipinti, uno per ogni artista, dalla fine dell’800 all’inizio del nuovo millennio, in un panorama composito: comprende autori che hanno guardato alla natura con l’attenzione al dettaglio paesistico, altri con sguardo incantato e quasi fanciullesco, e chi ha colto nel paesaggio urbano il dramma della solitudine. È stata data una generica partizione in quattro capitoli, con riferimento puramente anagrafico, ai cinquanta autori che compongono questo itinerario artistico.
UN’IDEA DI ’900 per i pittori nati fino al 1905. Sono i maestri che hanno segnato la storia del XX secolo con i loro diversi linguaggi che ebbero però una linea di ricerca figurativa, intendendo la realtà come riferimento essenziale, l’ordine naturale come riscontro: Giulio Aristide Sartorio, Camillo Innocenti, Arturo Tosi, Ardengo Soffici, Felice Carena, Carlo Carrà, Armando Spadini, Raffaele de Grada, Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Virgilio Guidi, Maurizio Simonetta, Ottone Rosai, Filippo de Pisis, Umberto Lilloni, Achille Lega, Francesco De Rocchi, Aldo Salvadori.
Nella SECONDA GENERAZIONE, nati dal 1906 al 1913, l’interpretazione della realtà viene intaccata da altre opzioni sperimentali, inizia a corrompersi il rapporto con la visione naturale e a farsi più problematico: Domenico Cantatore, Bernardino Palazzi, Pippo Oriani, Ennio Morlotti, Bruno Cassinari, Bruno Rosai, Franco Rognoni.
INFORMALE E ASTRATTO, REALE E SURREALE, autori nati dal 1914 al 1930. È il tempo in cui si abbattono gli steccati e le interpretazioni visionarie scorrono fino ai più ardui percorsi, senza più temere la rottura fra la rappresentazione e la percezione, cioè la frattura fra opera e pubblico: Mario Nigro, Giuseppe Guarino, Cesare Peverelli, Mario Nuti, Augusto Barboso, Gianni Dova, Mario Rossello, Nando Luraschi, Marcello Simonetta, Piero Leddi, Alberto Manfredi, Giuseppe Martinelli.
GLI ANNI DELL’OPERA APERTA, dal 1931 in poi, distribuiscono una ricchissima dote di immagini ai più diversi livelli di raffigurazione: gli argini estetici, quelli che un tempo costituivano i punti di contenimento del giudizio critico sono soppiantati dalla libertà, la più vivace e feconda, la più eterogenea e corrotta e mistificante che ha comunque condotto le opere dell’arte nell’alveo del nuovo millennio, con energie inventive ancora tutte da scoprire: Luigi Dragoni, Francesco Casorati, Alessandro Nastasio, Ercole Pignatelli, Luciano Bianchi, Giancarlo Pozzi, Maria Luisa Simone, Luciano Gatti, Lucia Pescador, Pino Jelo, Paola Grott, Paolo Del Giudice, Mauro Bellucci