VARZI – Alla fine la tanto decantata “fusione” fra Varzi e Bronese per (ri)costituire il nuovo Oltrepò FBC – che l’anno prossimo sarà ai nastri di partenza del campionato di Eccellenza – è stata in realtà una cessione del diritto sportivo, un trasferimento bello e buono del titolo calcistico da Varzi a Broni. L’immediata conseguenza è che Varzi è stata spogliata della sua squadra di calcio trasferita a oltre 40 km di distanza. Nel mondo della pallacanestro questo “mercimonio” di diritti sportivi è all’ordine del giorno e ormai fa parte di una consuetudine accettata nel bene e nel male da tutti gli addetti ai lavori (nell’estate 2010 la dirigenza dell’Edimes N.P. Pavia cedette il diritto sportivo di A2 alla Glaxo Verona e ripartì dalla serie B, tanto per fare un esempio). Nel mondo del “pallone”, invece, le compravendite e i trasferimenti di diritti non sono ammessi. Ma siccome siamo in Italia (il Paese dei furbi), è sempre valso il motto del “fatta la legge trovato l’inganno”. Ecco, allora, la parola “fusione” che viene a salvare la facciata di queste vere e proprie compravendite di titoli sportivi.
Nell’estate 2019 l’AS Bastida per mille problematiche alzò bandiera bianca e optò per una “fusione” con il FC Garlasco: da allora il piccolo paese oltrepadano è rimasto orfano di squadra, mentre i lomellini hanno disputato il 6° campionato calcistico italiano fino a quest’annata (retrocessi all’ultima battaglia dall’agguerrita AS Bressana che li ha sconfitti ai playout). Non esistono le “fusioni” e soprattutto non esistono fusioni “veritiere” nel mondo dell’amato “fulbàr”, perché dietro c’è sempre un trasferimento, una compravendita, un passaggio di affari per interessi meramente economici. L’unica eccezione che fa storia locale è forse quella dell’Oltrepò Calcio, ma quello originale, quello fondato nel 1984 dall’unione di U.S. Portalberese e S.C. Stradellina: in una piazza (Stradella) si giocavano le partite di campionato in serie D (poi divenuta C/2), nell’altra (Portalbera) quelle di Coppa Italia, quelle giovanili e gli allenamenti. E non ce ne vogliano i tifosi degli ibridi esperimenti calcistici del tipo “Casteggio-Broni” e “Oltrepo-Voghera”, perché sono durati giusto il tempo che dovevano durare e sono stati anch’essi delle “delocalizzazioni” a tavolino: chiudo qua, riapro là.
Premesso questo, Varzi – comune di 3.000 abitanti e capoluogo della Valle Staffora che era riuscito con fatica e sudore a scalare le categorie fino ad arrivare a disputare un campionato regionale, affrontando piazze come Pavia e Vogherese e attirando su di sé i riflettori e le attenzioni di tutto il mondo calcistico provinciale – seppur “defraudata” dal suo titolo sportivo non resterà senza squadra di calcio. Come da copione, una neonata compagine sportiva che si chiamerà “AS Varzi” ripartirà dal prossimo campionato di Terza categoria. Presidente sarà Gianluca Poggi, vicepresidenti Alpeggiani e Guidi, direttore sportivo dovrebbe essere l’ex presidente Fossati e il consiglio direttivo sarà formato da quattro persone. “Vogliamo fare bene, fare un campionato per tornare velocemente in Prima Categoria, partendo dal fare un ottimo campionato di Terza già nel prossimo anno” ha dichiarato il neopresidente in un’intervista al portale “TuttoCampo”.
La nuova società è stata costituita ufficialmente ieri in uno studio notarile di Voghera e la nuova dirigenza sta già vagliando disponibilità di alcune giocatori per allestire una formazione in grado di vincere il prossimo campionato di Terza. Si riparte dal basso, dall’ultima serie, un epilogo che sa di beffa per una piazza che ci aveva creduto e che si era dimostrata sempre calda e appassionata. Ma anche nel finale più amaro possibile, ecco che il calcio varzese ha messo le radici per un nuovo radioso futuro. Forse senza più voli di Icaro e restando ancorati alla sana e genuina tradizione calciofila di paese che, adesso, è la cosa più importante per ricreare entusiasmo e unità attorno al Varzi Calcio.