PAVIA – Dalla passione per l’informatica di un nutrito gruppo di soci e amici è nata l’idea di aprire un museo dedicato a computer, calcolatori e console. In via Riviera a Pavia c’era un’officina vuota, tra poco più di un mese, invece, aprirà i battenti un vero e proprio tempio di processori, calcolatori, robotica e intelligenza artificiale. Nel nuovo museo saranno esposti oltre 1.500 p.c. e macchine per scrivere (dalla ultracentenarie alla “Perottina”, alla Olivetti P.101 del 1965), il primo computer da tavolo italiano – rivoluzionario in un’epoca in cui i computer erano giganti manovrati da tecnici iperspecializzati – e 250 telefoni cellulari dal Dynatac del 1973 al primo modello di Iphone. E poi incontri, visite guidate e conferenze.
ComPVter è un’associazione di promozione sociale dedicata alla diffusione della conoscenza tecnologica che mira a divenire punto di riferimento dell’innovazione, hub tecnologico e incubatore tecnico. La sua mission è sia acquisire competenze, divulgarle e comparare sistemi operativi diversi, ma anche conservare vecchi computer, renderli funzionanti e completi, per non dimenticare i protagonisti di un mondo così fortemente evolutivo. «L’associazione, che oggi conta 120 soci, è nata nel 2014, ma di acqua sotto i ponti ne è passata prima di arrivare alla creazione di questo museo — spiega il presidente e fondatore Dino Baldi — Ognuno ha portato il proprio argomento preferito e tanta passione. Lo scopo era quello di aprire un luogo di ritrovo per ragazzi amanti della tecnologia a tutto tondo».
Gli ideatori hanno pensato di aprire al pubblico con serate tematiche, visite guidate ed esperienze interattive. In questi 600 metri quadri su tre livelli, i visitatori verranno accolti da una Lancia Fulvia Coupè del 1974 con motore endotermico, completamente rimessa a nuovo e attualizzata dal team di comPVuter. A centro del museo, le cui pareti sono coperte da oltre 1.500 p.c. e macchine da scrivere, ci saranno salotti ultra-domotizzati dove socializzare, un sistema di illuminazione con tracciamento automatico dell’oggetto e sintesi vocale, e un video wall che si apre e custodisce oltre 250 telefoni cellulari.
«Abbiamo raccolto ed esposto dal primo esemplare di telefonino al mondo, un Dynatac del 1973 che ci siamo aggiudicati poco tempo fa ad un’asta, sino al primo modello di Iphone — spiega Beppe Leone, che con Claudia Lupu coordina le attività al “Ctrl+Alt Museum” — Il 95% delle macchine esposte, nonostante siano parecchio datate, sono funzionanti grazie al team interno che si occupa della manutenzione». Un patrimonio immenso che comprende anche la prima macchina da scrivere moderna, la Mignon AEG, diversi esemplari di macchine da scrivere iconiche Olivetti, come la Valentine del 1968 progettata da Ettore Sottsass, e Olivetti Programma 101 del 1964, considerato il primo Pc della storia, e che al nuovo Museum non hanno dubbi «essere il pezzo che ogni collezionista di ciarpame informatico vorrebbe avere».
L’inaugurazione ufficiale del museo è prevista per il fine settimana dal 13 al 15 maggio, ma già oggi in via Riviera si organizzano laboratori per la digital fabrication, workshop di microgaming in cui imparare a costruire un minicabinato (come quelli da sala giochi), serate tematiche del giovedì e lezioni di aggiornamento per informatici del martedì. L’ultimo piano – dove porte, finestre, e persino i cestini dei rifiuti si aprono con comandi vocali – è dedicato alle console storiche: dal 1969 in poi con la Odissey, l’iconica Atari, i Commodore, i Game Boy, i Sega Mega Drive e i Nintendo. Al centro della sala un biliardo 2.0 con studio della traiettoria dei tiri, e una macchina da F1 con simulatore di guida.