Il balzo dei beni energetici si trasferisce a valanga sui bilanci delle imprese agricole strozzate da aumenti dei costi che costringono a spegnere le serre di fiori ed ortaggi, a lasciare le barche in banchina e a tagliare le concimazioni dei terreni con il raddoppio dei costi delle semine. E quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi a gennaio 2022 che vede l’inflazione salire al 4,8% mentre la crescita dei prezzi dei prodotti alimentari è minore e pari al 3,8%, con molte imprese agricole stanno vendendo sottocosto.
Una situazione drammatica per il settore agricolo che – sottolinea la Coldiretti – in controtendenza all’aumento generale del Pil del 6,5% nel 2021 ha visto invece calare il proprio valore aggiunto. A far aumentare i costi alla produzione è il caro energia con l’agroalimentare che assorbe oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Enea
Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica (4,7 Mtep). Gli agricoltori per le operazioni colturali i – spiega la Coldiretti – sono costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Inoltre – continua Coldiretti – l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%). L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi e il gasolio per le imbarcazione con oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante.
Il comparto alimentare richiede invece – continua la Coldiretti – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro (8,6 Mtep). Il rincaro dell’energia – continua la Coldiretti – si abbatte infatti sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica, dell’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.
Una situazione di difficoltà aggravata dal record del prezzo della benzina che pesa sul deficit logistico dell’Italia che deve affrontare costi per il trasporto merci superiori dell’11% rispetto alla media europea per un valore di 13 miliardi all’anno, secondo l’analisi Coldiretti su dati del centro studi Divulga. A subire gli effetti i – continua la Coldiretti – è l’intero sistema agroalimentare dove i costi della logistica arrivano ad incidere attorno ad 1/3 sul totale dei costi per frutta e verdura. “Serve un deciso intervento per contenere la bolletta energetica nelle campagne e garantire continuità della produzione agricola ed alimentare” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che occorre anche “responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle”.
(Fonte www.coldiretti.it)