PAVIA – Mentre sindaci e amministratori comunali sfilavano dentro l’istituto pubblico “Cossa”, il famoso plesso scolastico superiore oggi usato come seggio elettorale per votare il nuovo Presidente della Provincia di Pavia, un gruppo di manifestanti si dava appuntamento sul piazzale antistante per dire “NO!” (e per farsi sentire anche dagli stessi amministratori locali) alle nuove logistiche in progetto e in costruzione sul territorio provinciale (Oltrepò compreso). Una quindicina le associazioni locali presenti, con due o tre rappresentati per comitato, che hanno inneggiato slogan ed esposto manifesti e, uno alla volta, hanno preso parola al dibattito svoltosi nella fredda e nebbiosa mattina pavese.
Nella nostra provincia sono presenti non mento di 30 grandi logistiche e secondo gli organizzatori della manifestazione queste aziende non portano ricchezza né tanto meno occupazione, ma soltanto “precariato, consumo di suolo e inquinamento, diffusione di patologie mortali, traffico e chiusura delle imprese locali”. Al momento sono in fase di approvazione numerosi altri progetti (Casatisma, Trivolzio, Vidigulfo, Pavia Est, ecc.), che “danneggerebbero” ulteriormente un ambiente e un tessuto economico “già in grave sofferenza”. “La nostra provincia ha bisogno di investire su agroalimentare, manifattura, turismo, economia della conoscenza, non sulla svendita del territorio!” recitava il coro unanime dei presenti.
“Sicuramente, i nostri padri costituenti, come Diritto al Lavoro non pensavano sicuramente a un diritto basato sullo sfruttamento di altre persone, né tanto meno sull’approfittarsi del bisogno e della necessità di lavorare delle persone, che sono quasi obbligate ad accettare condizioni lavorative svantaggiose – ha detto Samuele Bruni, rappresentate dell’associazione “Castle Rock” di Castelletto di Branduzzo – Per dimostrare la povertà in cui versano certe fasce lavorative di queste logistiche, non occorre andare lontano: basta leggere qualche settimanale locale, che pochi giorni fa riportavano l’articolo dei due lavoratori che per il basso salario percepito sono costretti a dormire in un sottopassaggio”.
Le logistiche fanno capo a multinazionali, che agiscono da monopoli su un mercato senza controllo, e che decidono arbitrariamente prezzi, salari, manodopera da occupare, da tagliare, ecc.. “Le multinazionali creano l’illusione del lavoro, perché nella maggior parte dei casi offrono contratti precari, a tempo determinato, stagionali, ecc. – continua Samuele Bruni – E contestualmente, grazie alla loro potenza economica non controllata, fanno saltare per aria tutta una serie di piccolo-medie attività circostanti. Una volta queste strutture si chiamavano eco-mostri, mentre oggi in piena transizione green si preferisce chiamarle strutture a basso impatto ambientale che danno opportunità, ma non si capisce quali opportunità diano, perché secondo noi, al contrario, le opportunità le tolgono. Vogliamo riallacciarci all’articolo 9 della Costituzione, sulla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico nazionale. Le logistiche, con il loro impatto, danneggiano inequivocabilmente il paesaggio, e portano anche una mole di traffico di mezzi pesanti, che altrettanto inevitabilmente conducono a inquinamento e a sua volta al proliferarsi di malattie da inquinamento”.
Il coordinamento Comitati e Associazioni “Stop Logistiche” comprende le seguenti sigle sparse su tutto il territorio provinciale: Comitato “NO al Polo Logistico di Trivolzio”, Comitato in difesa di Torrevecchia Pia e Vigonzone, Comitato “Pavia Est si muove”, Comitato Vidigulfo, Comitato Casatisma, Comitato Cascina Bella (Bressana Bottarone), Comitato Valle Coppa, Comitato “Vivo la Bassa”, Comitato civico per Torre d’Isola, Associazione WWF Lodigiano-Pavese, Associazione “La Rondine”, Associazione Legambiente, Associazione Futuro Sostenibile in Lomellina, Associazione Zelata Verde, Associazione “Castle Rock”, movimento “Fridays For Future” sez. Pavia, Associazione “Stop Taglio Alberi Italia” nucleo regionale Lombardia.