BRESSANA BOTTARONE – Sta sorgendo in questi giorni una nuova rotonda a Bressana, precisamente sulla S.P. 12 (Bressana-Casei), nel tratto da località Bottarone a Bastida P., al posto dell’incrocio con la strada per Valle Botta (comune di Castelletto di Branduzzo) e con l’ingresso della nuova mega logistica che è stata realizzata al confine fra i tre comuni, e che fra poco aprirà i battenti. Un impianto gigantesco sorto dal nulla e nel silenzio, quasi approfittando dei mesi di lockdown e di pandemia passati. E pensare che una quindicina d’anni fa c’erano state numerose manifestazioni di associazioni, comitati e liberi cittadini (che avevano perfino bloccato la Strada Statale dei Giovi) per dire “No” a nuove logistiche sul territorio – all’epoca si parlava addirittura di un interporto a ridosso della stazione ferroviaria di Bottarone. Qualche lustro più tardi, invece, le logistiche spuntano come funghi un po’ ovunque nella nostra provincia: esistono, infatti, progetti di poli logistici anche a Casei Gerola, a Trivolzio, a Vidigulfo (cantieri già aperti), Pavia tangenziale Est, e soprattutto nella zona del casello autostradale di Casteggio, dove dovrebbe sorgere quello più grande e imponente. Visto che la zona è piena di capannoni / logistiche abbandonate o semi-vuote, una domanda sorge spontaneamente: perché non riconvertire quelle già esistenti prima di cementificare suolo verde?
“Il calo drastico dell’occupazione negli ultimi 10 anni, i contratti di lavoro che non sono ben chiari, perché erogati da false cooperative che sfruttano i lavoratori, la desertificazione dei centri città con la chiusura di tanti piccoli negozi, ecc., sono tutte conseguenze dell’incremento dei mega-centri commerciali ma soprattutto dei poli logistici – commenta Samuele Bruni dell’associazione castellettese no-profit ‘Castle Rock’, che si oppone a questo tipo di costruzioni – Sono le mega-logistiche la vera causa del cambiamento socio-economico della nostra Società già in atto in molte parti del Paese, e sarà tutto questo che le logistiche in progetto porteranno nella nostra zona, in modo particolare quella di Casteggio-Casatisma. Queste mega società, oltre a non pagare un solo euro di tasse perché fanno capo a multinazionali estere – mentre a noi lavoratori dipendenti ogni mese lo Stato ci tassa almeno 600 euro sui nostri stipendi – non portano assolutamente lavoro e occupazione come molti sperano ma, anzi, diffondono soltanto precariato e sfruttamento; all’opposto, il lavoro lo fanno perdere, nel senso che causano la chiusura di attività indipendenti nel raggio di tot chilometri circostanti”.
In effetti, ci sono dati ufficiali della CGIL, che riportano tutto questo in riferimento al monte ore lavorativo in Italia fra il 2007 e il 2019 a fronte del diffondersi di questi poli logistici: a un meno 0,4% di lavoro dipendente corrisponde un meno 14,4% di lavoro autonomo. “Sono cifre preoccupanti e sono cifre pre-pandemia Covid. Inoltre, tutti questi numeri sono fallati alla base, perché in questi poli si nascondono anche lavoratori part-time, che sono obbligati a volte a lavorare fuori orario e senza essere remunerati equamente“.
Dal 2005 (anno del “boom” dei mega poli logistici) al 2019 si è registrato uno spaventoso incremento di povertà in Italia. I dati osservati dal sito Adnkronos parlano di 5,6 milioni di persone che attualmente vivono in emergenza assoluta, distribuita in egual misura fra Nord, Centro e Sud Italia. Colpa delle logistiche anche questo? “Assolutamente sì, perché le logistiche creano disoccupazione e abbassano il livello di qualità delle piccole imprese, che invece operano nel rispetto dell’ambiente e della dignità dei lavoratori dipendenti – continua Bruni – Lo scopo delle logistiche è quello di abbassare il livello della manodopera e di indurre a importare prodotti, anche agricoli, dall’estero, che ovviamente costano meno e che non hanno la nostra qualità D.O.C. (vedi il riso della Lomellina, del Pavese, o il vino dell’Oltrepò) e che distruggono il rapporto competitivo. Senza dimenticare, ovviamente, l’incremento esponenziale del traffico di mezzi pesanti su arterie stradali già sature e gravemente dissestate, che produrrà inquinamento e di conseguenza il diffondersi di malattie varie. La Pianura Padana dispone di tante risorse che potrebbero essere usate meglio, piuttosto di vederci costruite sopra tante logistiche dannose all’ambiente e all’economia“.
Quali potrebbero essere le conseguenze sul medio-lungo periodo? “Be’, come se non bastasse tutto quanto appena descritto, il fine ultimo sarà la creazione di Asocialità: il proliferarsi di queste logistiche ci ridurrà fra qualche anno a fare la spesa on-line, a ordinare tutto via internet, a non uscire più di casa, ad acquistare tutto via PC, ecc., anziché frequentare luoghi come negozi, bar, stadi, concerti, cinema, ecc.. Senza dimenticare il problema del consumo del suolo e dell’inevitabile svalutazione dei beni immobili. Il progetto del mega-polo logistico di Casatisma-Casteggio è qualcosa come 350.000 metri quadrati, le cui conseguenze (alla luce di tutto quando detto) sono ovviamente immaginabili. Noi stiamo raccogliendo firme contro questo progetto e sosteniamo tutte le associazioni locali che, invece, difendono il territorio dell’Oltrepò”.