PAVIA – La Ferrovia Transpadana (detta anche “Mediopadana”) è un sistema ferroviario di 224 chilometri che collega Pavia (stazione di diramazione posta sulla linea direttrice Milano-Genova) a Monselice, in provincia di Padova (stazione di diramazione posta sulla linea direttrice Venezia-Bologna). E’ un insieme di linee ferroviarie “secondarie” (tecnicamente dette “complementari”), per la quasi totalità del percorso costituite da binario unico, che tagliano la pianura padana orizzontalmente da ovest a est, attraversando e unendo fra loro altri nodi ferroviari come Codogno (Milano-Bologna), Cremona (Brescia-Fidenza), Mantova (Verona-Modena) e Legnago (Verona-Rovigo). Da Pavia a Casalpusterlengo la linea non è elettrificata, ma si viaggia solo su littorine o treni a trazione diesel. Risulta a doppio binario solo nei brevi tratti tra Casalpusterlengo e Codogno (tratto in comune con la Milano-Bologna) e tra Cerea e Legnago (tratto in comune con la Verona-Rovigo).
L’ho percorsa per raggiungere Venezia l’ultimo sabato di ottobre. Da Pavia a Cremona c’è un treno diretto alla mattina alle ore 8:06, che arriva a Cremona alle ore 9:55. Un’ora e cinquanta minuti per compiere i soli 76 km che dividono le due città lombarde, ma la “lentezza” permette di ammirare il bellissimo e spettrale paesaggio della bassa padana. Soprattutto in questa stagione, i nuovi treni diesel a moderna livrea Stadler GTW fanno apprezzare il viaggio fra colori grigi, stando comodamente seduti in spaziosi scompartimenti aperti, dotati di grandi finestrini sull’esterno. Fino a Motta San Damiano la linea compie un percorso “metropolitano” pavese, attraversando la città dal bellissimo Castello Visconteo, all’affascinante ponte sulle chiuse e cascate del Naviglio Pavese (subito dopo la fermata di Pavia Porta Garibaldi), attraversando le uniche gallerie lungo l’intero tracciato (quella delle Mura Spagnole di Pavia e quella di Piazza Emanuele Filiberto). Dopo gli ultimi quartieri periferici orientali del capoluogo, iniziano le piccole stazioncine di campagna poste in mezzo al nulla, come la già citata Motta San Damiano e l’ancor più piccolo scalo di Albuzzano (un casello con un minuto marciapiede posto lungo la stradina che porta alla frazione di Alperolo).
Belgioioso è il primo medio-grosso centro, dove si scorge finalmente un po’ di anima viva sui marciapiedi dei binari. La stazione è uno scalo detto di “precedenza”: stiamo fermi sul secondo binario in attesa che sul primo arrivi il locale dalla direzione opposta, cioè il Cremona-Pavia del mattino. Si perde qualche minuto, qualche viaggiatore ne approfitta per scendere sul piccolo marciapiede che separa i due binari per fumarsi una sigaretta. La stazione non è presidiata da personale ferroviario: le manovre degli scambi vengono eseguite a distanza. I capotreni scendono dal convoglio e azionano un ingranaggio posto a ridosso dell’edificio della stazione chiamato R.A.R. (Rilevamento Attraversamento a Raso) che permette al D.C.O. (Dirigente Centrale Operativo di Cremona che gestisce il tratto di linea) di aprire il segnale e quindi fare entrare in stazione il treno incrociante. Una ferrovia forse un po’ antiquata e d’altri tempi, ma molto affascinante e anche un po’ “romantica”.
Continua il viaggio nella nebbiosa e spettrale campagna pavese, piatta come un deserto avvolto da un’infinita coltre grigia. Dopo il mega stabilimento della Galbani fra Corteolona e Santa Cristina, a Miradolo Terme si scorgono sulla sinistra le piccole alture dei colli banini, che mi accompagnano fino al ponte del fiume Lambro, che segna il confine con la provincia di Lodi. A Ospitaletto costeggiamo lo svincolo dell’Autosole e, appena prima dell’unico passaggio a livello della statale 235 che costeggia la ferrovia, passiamo sotto la linea dell’Alta Velocità Milano-Roma. A Casalpusterlengo il binario si immette sulla tradizionale Milano-Bologna e da lì a Codogno il treno corre molto più velocemente. Nuova sosta a Codogno, poi si prosegue per la linea a binario unico per Cremona. Pizzighettone ha due stazioni: quella omonima, posta in realtà a Borgo Gera (al di qua del fiume Adda), e “Ponte d’Adda”, che è in realtà lo scalo principale, dove sostano anche i treni diretti per Milano: sorge subito al di là del fiume, e serve tutta la zona residenziale sorta a est della bellissima cittadina d’arte.
La nebbia si dirada un po’ e arriviamo nella stazione di Cremona in perfetto orario. Lo scalo cremonese è più unico che raro: dispone solo di tre binari passanti e ben 4 binari tronchi (due sul primo binario e due sulla pensilina fra 3° e 4° binario) per gestire tutte le tratte che fanno capolinea in questa stazione. Ho un’ora e mezza di scalo prima del treno per Mantova, così ne approfitto per raggiungere il vicino centro storico e fare due passi per ammirare Piazza Stradivari e la bellissima Piazza del Comune, dove sorge il celebre Torrazzo. Il viaggio prosegue alle ore 11:30 a bordo del Regio-Express in arrivo da Milano e diretto a Mantova, un convoglio lungo, formato da più carrozze, che in gergo ferroviario viene definito come “materiale pesante”. Facciamo poche fermate, fra cui Piadena, dove scendono i passeggeri che hanno le coincidenze per Brescia o per Parma.
Arriviamo a Mantova alle ore 12:18 sul binario 5: ho giusto il tempo di cambiare, andare sul binario 1, fumare una sigaretta e salire a bordo del piccolo regionale per Monselice (ore 12:37), un ETR “Rock” in livrea Trenitalia. Gli ultimi 85 chilometri saranno percorsi in quasi due ore fermando in ogni stazione della tratta, che tocca piccoli paesi (come Castel d’Ario, borgo natale del pilota Tazio Nuvolari), cittadine (come Nogara, importante scalo d’incrocio con la Verona-Bologna, Legnago, posta sul fiume Adige) e due bellissimi borghi medievali: Montagnana ed Este, alla base dei maestosi Colli Euganei. A Monselice (ore 14:21), termine corsa: pochi minuti di attesa nel medio-grande scalo ferroviario lungo la Padova-Bologna, e coincidenza garantita per Venezia Santa Lucia con un veloce Regionale Veloce che raggiunge il capoluogo lagunare in una mezz’oretta.
La Pavia-Cremona-Mantova-Monselice è un bellissimo itinerario artistico-paesaggistico oltre che ferroviario, sicuramente molto alternativo alle moderne (e troppe veloci) direttrici, consigliato a chi come me ama il viaggio “lento” e preferisce suddividerlo a tappe per godersi paesaggi ormai davvero inusuali e lontani da quelli imposti dalla nostra routine quotidiana, compiacendo la ricerca e la (ri)scoperta di luoghi e di borghi tagliati fuori dalle principali vie di comunicazione.
Altre varianti al viaggio proposto sulla “Ferrovia Transpadana” possono essere in primis quella di scendere a Mantova, ripartire qualche ora più tardi, e nel frattempo gustarsi la fatata città d’arte che si affaccia sui laghi del fiume Mincio; oppure godersi piccole soste nelle bellissime cittadine murate di Pizzighettone, Montagnana o Este!
Buon viaggio!
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