RIVANAZZANO TERME – Nell’anno magico per lo sport italiano, che ha raccolto e continua a mietere successi importanti a livello internazionale, era lecito sperare in una buona prestazione nella Sei Giorni di Enduro “di casa”, organizzata dai Moto Club Pavia e Alfieri di Asti. Ma la realtà ha superato la fantasia, perché se i piloti italiani non hanno vinto tutto ci sono andati molto vicini. Il bilancio sintetico è questo: conquista del World Trophy, massimo titolo a squadre, ma anche dell’edizione riservata agli Under 23, lo Junior World Trophy e secondo posto nella classifica riservata ai club. Risultati che sono la conseguenza diretta di ottimi piazzamenti individuali di tutti i componenti in tutte le sei giornate di gara come conferma, per esempio, l’inserimento dei quattro in corsa per il World Trophy, piazzati tra i primissimi, con Andrea Verona splendido secondo, a poco più di un minuto di distacco dallo spagnolo Josep Garcia, apparso da subito incontenibile.
È mancata solo la soddisfazione di vedere una squadra italiana davanti a tutte nella classifica di club; ci aveva sperato il Moto Club Sebino, autore di una grande rimonta giorno per giorno, fino a raggiungere il comando alla vigilia dell’ultima prova di cross, sul circuito di Cassano Spinola, ma il margine conquistato non è risultato sufficientemente ampio da arginare l’ultimo assalto dei rivali svedesi del Team Ostra Enduro 1, nonostante il supporto di un pubblico variopinto, rumoroso e numeroso come non accadeva di veder. E appena sotto al podio, al quarto posto, si è piazzato il team Pavia Senior, composto da piloti di uno dei club organizzato della manifestazione Ci si può tuttavia consolare scorrendo la classifica individuale di club, dove gli italiani tra i primi dieci sono ben sette: Davide Soreca primo, Enrico Rinaldi secondo, Nicola Recchia terzo, Kevin Cristino quarto, Tommaso Montanari settimo, Jacopo Cerutti ottavo e Guido Conforti decimo.
Quello che in altri sport è definito “fattore campo”, nell’enduro non rappresenta necessariamente un vantaggio, più volte la pressione e la sfortuna hanno giocato brutti scherzi, così nelle dieci edizioni della Sei Giorni corse in Italia fino a ieri, solo in cinque almeno una delle nazionali è risultata vittoriosa. Ma quando è successo, è stato un vero e proprio trionfo. Ed è esattamente quanto è successo tra il 30 agosto e il 4 settembre, in una competizione dura e gestita alla perfezione.
La prima ISDE condivisa, organizzata a metà tra due Moto Club e due regioni, Lombardia e Piemonte, avrebbe dovuto svolgersi un anno fa, ma il coronavirus ha bloccato tutto, quando ogni dettaglio era stato preparato. Un annullamento che avrebbe rischiato di assegnare la manifestazione a un’altra nazione, vanificando tutto quanto costruito, se la perseveranza degli organizzatori e della Federazione Motociclistica Italiana non avesse convinto la Federazione Internazionale di Ginevra. “In fondo – come ha sottolineato il presidente Giovanni Copioli – non era una defezione, ma una causa di forza maggiore. Dal 1913 la Sei Giorni si è arrestata solo in occasione dei due conflitti mondiali, e la pandemia non ha avuto un effetto molto diverso”.
La 95° edizione della Sei Giorni, il campionato mondiale a squadre che premia il risultato complessivo di ogni equipaggio, si chiude quindi riportando in Italia entrambe le coppe più ambite dopo sedici anni (nel 2018, in Cile, i nostri avevano conquistato solo lo Junior Word Trophy). La marcia di Andrea Verona, Davide Guarneri, Thomas Oldrati e Matteo Cavallo per il World Trophy e di Lorenzo Macoritto, Manolo Morettini e Matteo Pavoni nella classifica Under 23 è stata inesorabile e continua, senza passi falsi, se si esclude la caduta di Davide Guarneri nella manche di cross, che non ha assolutamente compromesso l’ampio vantaggio conquistato dalla squadra.
E proprio all’ultima giornata, una piccola soddisfazione è arrivata anche per le tre ragazze italiane impegnate nel WWT, il Women’s World Trophy, versione al femminile del trofeo. Anna Sappino, Raissa Terranova ed Elisa Givonetti hanno concluso al settimo posto la loro avventura, recuperando una posizione grazie ai problemi che hanno eliminato due componenti della squadra francese, quindi di fatto escluso il team dalla classifica, a pochi minuti dalla bandiera a scacchi.
Cala così il sipario su un’edizione della Sei Giorni di Enduro tutta da ricordare, non solo per il successo dei nostri piloti. Dei 634 iscritti, 586 sono arrivati fino all’ultima giornata e tutti devono essere orgogliosi di questo risultato, perché il caldo, la polvere e i trasferimenti impegnativi non hanno certo la vita facile a nessuno. E l’ISDE numero 95, che ha avuto il suo quartier generale all’aeroporto di Rivanazzano Terme dovrà essere ricordata anche per essere la prima di una nuova era, con una piena applicazione dei protocolli previsti dall’International Sustainability Commission. In ogni fase di organizzazione dell’evento è stata dedicata una totale attenzione alla compatibilità con l’ambiente, così da ridurre al minimo l’impatto durante la competizione e cancellarlo al termine della manifestazione, che non lascerà nessuna traccia del passaggio di oltre 600 moto per sei lunghi giorni.
(FOTO DI COPERTINA – ITALIA VINCITRICE WORLD TROPHY – Ph.Dario Agrati