BRONI – Ormai la ricerca continua della qualità e della tracciabilità da parte della cantina Terre d’Oltrepò rientra tra le prerogative essenziali dell’attività pre e post vendemmia. Lo dimostrano gli investimenti della presidenza in questo ambito a partire dall’introduzione della tecnologia Foss, attiva in azienda già da qualche anno, che permette una dettagliata analisi sulla qualità delle uve in entrata nel periodo di vendemmia. Il percorso della dirigenza su questa strada non si ferma: quest’anno, oltre ad implementare ulteriormente la sua rete agrometereologica, che copre l’intero territorio oltrepadano, oltre al completamento della dotazione Foss per tutte e tre cantine (anche a Casteggio e a Santa Maria della Versa), la Dirigenza integrerà i dati raccolti dal sistema Foss in un software Enogis per il monitoraggio completo e dettagliato dei vigneti, delle produzioni e dei dati agrometerologici.
“Per rafforzare ulteriormente tutto questo – spiega il Presidente di Terre d’Oltrepò, Andrea Giorgi – nei giorni scorsi ho firmato un accordo con il Dipartimento di Scienze Agrarie della Statale di Milano e con il professor Osvaldo Failla per la redazione della zonazzione di tutto il territorio oltrepadano entro la fine dell’anno. Questo passo è l’anello di congiunzione fra i dati Foss ed il software. La zonazione, appunto, ci consentirà di chiudere il cerchio della filiera: questi dati sistematizzati e raccolti permetteranno di conoscere i vigneti dei soci, permetteranno di affinare l’assistenza agronomica e aiuteranno i tecnici in cantina e i soci a fare programmazione sulle produzioni e sui futuri investimenti. Si tratta di un passo importante nello sviluppo del processo industriale di Terre d’Oltrepo che unisce programmazione, conoscenza e sviluppo del territorio. Lo considero l’unico modo per dare il maggior valore possibile alla filiera”. Terre d’Oltrepò ha così avviato uno studio dell’area vitata dell’Oltrepò Pavese. L’agronomo della cantina, Nicola Parisi, conferma: “Questa essenziale operazione è finalizzata alla realizzazione di carte vocazionali attraverso le quali mettere in evidenza l’attitudine delle diverse aree alla coltivazione delle varietà di vite in relazione alla rispettiva destinazione enologica”.
Come mai questa scelta? Così l’agronomo Parisi: “L’estrema variabilità dell’origine geologica dei suoli, le caratteristiche pedologiche, le differenti altitudini alle quali è coltivata la vite, l’esposizione dei versanti, i cambiamenti climatici in atto, le mutate esigenze dei consumatori e del mercato del vino, impongono una revisione dei criteri per la realizzazione dei nuovi impianti ed una attenta programmazione della viticoltura del territorio. Lo studio, realizzato in collaborazione con il Professor Osvaldo Failla ed il Professor Gabriele Cola (Università degli Studi di Milano) si propone di integrare le attuali conoscenze relative alle caratteristiche dei terreni, le condizioni climatiche, gli indici bioclimatici con rilievi ed analisi in campo e con i risultati delle analisi ottenute grazie alle più moderne strumentazioni in dotazione alla Cantina per produrre i primi risultati nell’autunno di quest’anno”