La Torre Mangini ora è di proprietà del comune di Varzi. Grazie alla donazione dei fratelli Francesco e Stefano Mazza Galanti

VARZI – La Torre Mangini è diventata di proprietà del comune di Varzi grazie alla formalizzazione dell’atto di donazione dei fratelli Francesco e Stefano Mazza Galanti, ultimi eredi della storica famiglia Leveratto Mangini proprietaria da secoli della torre medievale costruita alla fine del 1200 dopo la nascita del marchesato di varzi, la struttura è un capolavoro architettonico a pianta quadrata di circa 5,5 m. per lato e si eleva per circa 20 m, è in muratura a vista a corsi irregolari di pietra ed è divisa in quattro piani fuori terra. La notizia è stata comunicata dal sindaco Giovanni Palli che nel sottolineare l’importanza di avere acquisito anche la proprietà dell’ultima torre del borgo medievale ancora in mano a privati dichiara “voglio anzitutto ringraziare i fratelli Mazza Galanti per questa importante donazione che ci permetterà di unire la torre al museo esperienziale di Varzi di prossima realizzazione nell’adiacente struttura denominata “Casone” , consentendo ai turisti di poter completare il percorso godendo della meravigliosa vista che si può scorgere salendo all’ultimo piano della torre. Ancora una volta questa importante famiglia ha dimostrato la sua generosità nei confronti della popolazione varzese ed è per questo motivo che abbiamo deciso di avviare l’iter per intitolare una piazza di Varzi ai Leveratto Mangini”.

La torre Mangini nel centro storico di Varzi. Nella foto di copertina il sindaco di Varzi Giovanni Palli

LA STORIA – Le prime notizie certe sulla famiglia Mangini risalgono alla prima metà del 1700 nella persona del notaio Giovanni Maria Mangini, residente nella “Villa di Capo di Selva” (o Caposelva). Qui nacque il figlio, avvocato Cesare, che si trasferì nel Borgo di Varzi, dove, nella seconda metà del 1700, fece costruire il palazzo di Via di Dentro, nella struttura muraria come oggi la vediamo, la più bella villa del capoluogo della Valle Staffora come dicono in modo unanime i varzesi.Nei primi anni del 1800, l’avvocato Francesco fu giudice a Borgosesia; nel 1821 ottenne il trasferimento a Santa Giuletta e nel 1824 a Varzi. Dal suo matrimonio, avvenuto nel 1822 con la contessa Teresa Gandolfi di “Pietra Giorgi”, nacque una sola figlia – Maddalena – che sposò il dottor Tommaso Leveratto di Novi, ottenendo di unire il proprio cognome Mangini a quello del marito.

Ma a Varzi, dove vissero i coniugi, si parlò sempre di famiglia Mangini, casa Mangini e torre Mangini.Anche se nelle varie generazioni vi furono avvocati, notai, giudici, abati e parroci, dai numerosi atti d’acquisto, contratti d’affitto e mezzadria, conteggi d’annate agrarie, si può dedurre che la vocazione della famiglia fu soprattutto quella di proprietari terrieri. Alle proprietà di Caposelva, Sagliano, Montemartino, Nivione, Torre degli Alberi, si aggiunsero poi quelle dei Leveratto nel novese. I Mangini si sono prevalentemente occupati con molta competenza delle loro terre. Francesco Leveratto Mangini, in particolare, fu un noto enologo; vincitore di medaglie premio a mostre vinicole e, accanto a bottiglie che hanno ora più di cento anni, si trova un cartello: “Medaglia d’oro all’esposizione italo-americana del 1892”.Molti furono gli atti di elargizioni benefiche dovuti ai vari membri della famiglia e di cui si ha notizia in parte da documenti, in parte per tradizione orale (per ciò che riguarda le due ultime generazioni).

Francesco Leveratto-Mangini non chiese la restituzione di molte somme prestate. Suo fratello Stefano esercitò per tutta la vita la professione di medico gratuitamente, fornendo anche i medicinali alle famiglie più bisognose; Tommaso – che fu anche Sindaco di Varzi – allestì a sue spese un intero reparto dell’ospedale militare creato in Varzi nell’edificio delle scuole, atto per cui ottenne un importante riconoscimento dalla C.R.I.Franca Leveratto Mangini ha donato nel 1996 al Comune di Varzi l’edificio detto “Il Casone”, in via di Dentro, datato nel 1200 come la torre, probabile residenza allora del Corpo di Guardia del Borgo di Varzi, era la porta di entrata verso Voghera da sopra si vede l’unico indizio del camminamento di ronda delle mura medievali, struttura che oggi è oggetto di un importante intervento di riqualificazione finanziato dalla Strategia nazionale delle aree interne che una volta terminato lo porterà ad essere un museo esperienziale che accompagnerà i viaggiatori lungo una linea del tempo immergendosi nella storia dell’Appennino Lombardo.

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