VARZI – Ve li ricordati i Puffi? Quei simpatici ometti blu immaginari dei fumetti ideati nel 1958 dal belga Peyo, diventati poi un cartone animato e successivamente dei giocattoli per bambini. Noi nati tra la metà degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta abbiamo costretto i nostri genitori ad entrare nei negozi di giocattoli per acquistare alcuni di questi pupazzetti di gomma. C’era il grande puffo, puffetta, il puffo dottore, la puffetta infermiera, il puffo sciatore. Questi puffi con le loro casette a forma di fungo avevano spopolato tra i giovani e non solo.
Un fatto simile si sta verificando a Varzi grazie all’idea di Giuliana Bianchi e di Elena Bortolotti che rimaste senza lavoro, alla fine di dicembre, hanno deciso di inventarsi un mestiere: realizzare su ordinazione delle galline di pezza con materiali di riciclo. Si tratta di galline dedicate alle persone che vivono non solo a Varzi ma in tutta la valle. Ed ecco spuntare con nomi rigorosamente in dialetto varzese la gallina farmacista, la gallina medico, la gallina infermiera. Una scelta, quella del dialetto, volta mantenere vive le tradizioni.
Certo i puffi avevano raggiunto tutto il pianeta mentre le galline di Varzi si sono ritagliate un ruolo da protagoniste a livello locale. “Puffolandia”, il villaggio dei puffi, era diventato globale mentre “Gallinandia” prende forma nella suggestiva Valle Staffora ma con l’aspirazione di uscire da questi confini territoriali e chissà se tra qualche anno le galline di pezza diventeranno anche protagoniste di un fumetto o di un cartoon.