SALICE TERME – Si riparte da zero. Dopo essere andate a vuoto quattro aste per l’acquisto delle Terme di Salice e del Grand Hotel, ora Roberto Santinoli, che si era aggiudicato la gara per il Nuovo Hotel Terme ha deciso di recedere dall’accordo. Un passo che gli costerà molto caro: 67 mila euro, pari cioè al 10 per cento della base d’asta a cui era stata messa in vendita la struttura alberghiera che un tempo era di proprietà sempre delle Terme. Ma al momento del fallimento della società che gestiva lo stabilimento termale, avvenuta nel 2018, si decise di scindere dalla vendita il Nuovo Hotel per non gravare eccessivamente sul prezzo dell’asta a dare la possibilità agli acquirenti di non avere sulle spalle anche questo albergo posto di fronte al lido di Salice e al cui interno si trovavamo camerini per i fanghi e un centro di inalazioni termali.
Ma Santinoli dopo aver vinto questa gara aveva partecipato anche a quella per l’acquisto delle terme che non si è aggiudicato in quanto non aveva i requisiti richiesti dal curatore fallimentare. A quel punto ha deciso di fare marcia indietro. “Dal 6 novembre 2020, giorno dell’aggiudicazione del Nuovo Hotel Terme – spiega Santinoli – sono trascorsi 4 mesi, durante i quali una serie di eventi, sia in merito al Nuovo Hotel, ma soprattutto alle Terme di Salice, mi hanno dato molto da pensare, fino a condurmi al convincimento di rinunciare. Mi spiego: non ho mai amato le pretattiche, non ho mai celato la volontà di ricongiungere la proprietà Hotel Terme allo stabilimento termale, non ho mai immaginato di investire in un albergo a Salice Terme senza terme e forse non ho mai accettato di assistere inerme a questo processo di disgregazione e di indebolimento della nostra comunità”.
Santinoli spiega quali erano le sue strategie: “Quindi mi ero mosso con un obbiettivo chiaro, ma pochi giorni dopo essermi accaparrato l’hotel, precisamente il 24 novembre 2020, mi sono visto rigettare l’offerta relativa alle Terme per presunti “vizi formali”. All’inibizione d’acquisto dello stabilimento e proprietà annesse è seguita la decisione da parte della procedura fallimentare di non stabilire una data certa della nuova asta: nelle occasioni precedenti veniva fissata ogni 6 mesi, temporeggiando indeterminatamente proprio ora che, dopo 3 anni di deserto alle aste e tante chiacchiere nei bar, vi era un acquirente interessato concretamente, ovvero io”.
Santinoli conclude: “Ritirarsi non è indolore, significa rinunciare ad una caparra di 67mila euro e può sembrare un segno di resa, ma badate bene, in questo mare che solo immergendomi ho scoperto essere così periglioso ora è l’unica cosa che sento di fare. Potrò scegliere di essere come le onde che si ritirano per tornare più forti o per non tornare lasciando il mare piatto, tanto piatto talvolta da sembrare privo di vita”.