Giuseppe Damiani dell’IMG-CNR di Pavia: Covid, vaccini ed errori commessi durante la pandemia

PAVIA – Dopo essersi laureato e perfezionato all’Università di Pavia in materia genetica, Giuseppe Damiani è diventato ricercatore presso l’IMG-CNR – Istituto di Genetica Molecolare Luigi Luca Cavalli-Sforza, creato nel settembre del 2000 dalla fusione di due centri del CNR di Pavia: l’Istituto di Genetica, Biochimica ed Evoluzionistica (IGBE) e il Centro di Studi per l’Istochimica (CSI). Originario di Milano, vive in Oltrepò Pavese, esattamente a Bastida Pancarana, dove in passato è stato attivo anche nella locale vita politica. L’abbiamo intervistato per offrire una posizione sulla pandemia di Covid un po’ differente dalle solite dichiarazioni che quotidianamente si sentono sulle varie emittenti TV o si leggono sulla carta stampata. “La Sars-CoV-2 è un Coronavirus e, come tale, è un virus stagionale dei Paesi a clima temperati. L’anno scorso è arrivato tardi e ha iniziato a declinare verso la fine di marzo; quest’anno, invece, è arrivato con i primi freddi e da dicembre ha iniziato ad esaurire la sua azione” ha affermato l’esperto di genetica.

Com’è la reale situazione in Italia e soprattutto quali sono le prospettive sul 2021? “Non sono né un virologo né un immunologo, però siccome mi occupo di biologia molecolare del sistema immunitario da ormai quarant’anni, qualche nozione credo di saperla. I primi casi di positività di Covid risalgono già ai primi di settembre del 2019 in Pianura Padana. Abbiamo noi il primato, perché a Wuhan il virus è arrivato solo qualche mese dopo. I Coronavirus ci sono sempre stati, ma fino al 1960 si ignorava la loro esistenza. Le prime scoperte sono state rilevate sugli animali, che hanno iniziato a dare problemi negli allevamenti di maiali, polli, ecc.. Tuttavia, solo successivamente è stato scoperto che c’erano casi anche nell’Uomo, associati a raffreddori non troppo gravi. Non essendoci mai stati studi approfonditi a dovere, si può ipotizzare che già negli anni ‘60 e ‘70 dello scorso secolo fra i decessi per polmonite, ci siano stati casi provocati dai Coronavirus. Quindi, sulle origini del Covid hanno scritto e detto un mucchio di cavolate. Non voglio essere tra quelli che sostengono che i cattivi Cinesi hanno creato il virus in laboratorio: gli esseri umani in laboratorio non sono in grado di ‘costruire’ alcun virus, tantomeno la SARS, perché è un virus troppo sofisticato”.

Allora, cos’è successo poco più di un anno fa in Cina e subito dopo in Italia e in Europa? “A Wuhan c’è da parecchio tempo un laboratorio internazionale molto importante, semplicemente perché è una zona dove spesso hanno avuto origine focolai influenzali e dove le SARS sono state studiate per bene. Le infezioni da Coronavirus fanno parte del problema dei raffreddori stagionali, che nei climi temperati durante le stagioni fredde proliferano, non si conoscono bene e non si sa come interagiscano fra loro. E’ vero, quindi, che il Covid-19 è un virus nuovo, ma nello stesso tempo non è completamente nuovo. Sulla sua origine ci sono tante possibilità: potrebbe essere arrivato dall’America, potrebbe essere nato in Italia, ecc.. Di certo c’è che appena è saltata fuori l’emergenza epidemiologica in Cina, si è messa in moto una macchina che era già predisposta da tempo per creare una pandemia vera e propria. Tutti i virus influenzali mutano tantissimo: è già successo in passato, quando ci sono state forme di influenza particolarmente aggressive che, solo in Italia, fecero 20-30 mila morti. Nel nostro Paese per il Covid-19 sono morte circa 75.000 persone, ma ogni anno ne muoiono circa 700 mila, cioè l’1% della popolazione. Sempre ogni anno, i decessi causati da influenza o da polmonite sono sull’ordine dei 30-40 mila casi. Perciò, non siamo tanto distanti dalle medie annuali”.

I sostenitori dei lockdown duri e puri puntano il dito sul fatto che, al di là del tasso di mortalità, le terapie intensive degli ospedali italiani rischiano il collasso. Che ne pensa di questo problema? “In Germania le terapie intensive non si sono mai intasate, perché là hanno organizzato un piano pandemico preciso e chiaro. Negli ospedali tedeschi sono stati realizzati ospedali e reparti per pazienti infetti, che non erano comunicanti con altri ospedali o reparti, come invece è successo qui da noi a Codogno, a Brescia e a Bergamo. Inoltre, là hanno sempre avuto posti letto sufficienti, mentre qui da noi progetti come l’ospedale della Fiera di Milano sono stati dei fallimenti su ogni fronte. In Italia la politica ha distrutto la Sanità, ha tagliato quella pubblica a favore di quella privata, soprattutto in Lombardia. I privati, per loro natura, ragionano così: o mi paghi o non tengo un malato di Covid in struttura. E’ chiaro che per accordi e finanziamenti, poi, hanno trovato compromessi, ma è altrettanto intuitivo che se la politica continua a depotenziare la sanità pubblica, quella privata non risponde all’interesse del bene comune, ma solo a quello privato. Stessa situazione si riversa sulle multinazionali del farmaco. Se deleghiamo la ricerca e la produzione dei farmaci e dei vaccini ai privati può diventare solo un problema enorme”.

Campagna vaccinale in corso: vaccino americano, italiano, russo e quello ‘etico’ di Cuba. Che ne pensa? “A Cuba hanno una medicina del territorio molto ben organizzata, un sacco di medici e uno Stato che paga tutto ai propri cittadini. Nonostante l’embargo statunitense, che impedisce ai vari ospedali di avere maggiori attrezzature, a Cuba la mortalità per Covid è stata percentualmente irrisoria. Ma prendiamo anche un sub-continente gigantesco come l’India, dove ci sono metropoli iper-affollate, ammassate, inquinate, ecc.: c’è stata una mortalità bassissima, addirittura minore di un’influenza e il tutto senza ricorrere a lock-down. In Occidente abbiamo evitato le cure tradizionali influenzali come gli anti-infiammatori, poiché sul sito dell’AIFA le direttive consigliavano di assumere, in caso di sintomatologia sospetta, tachipirina e cortisone. Solo in caso di mancata efficacia, si poteva procedere al Pronto Soccorso. Questo è stato l’errore più grande, perché abbiamo curato un’influenza, molto più grave di tutte quelle del passato, con due sistemi che hanno aumentano la mortalità in due modi: diminuendo le riserve di glutatione (con la tachipirina) e bloccando le difese immunitarie (con il cortisone). Il cortisone è utile solo nella fase terminale dei pazienti intubati, che consente loro di superare la criticità, dove ormai l’infiammazione è molto forte”.

Osiamo una domanda un po’ ‘complottista’: i vaccini sono stati creati ad hoc per produrre un business mondiale? “Con i vaccini sta succedendo una cosa molto grave. Il business era già previsto. Nel 2019 hanno demonizzato i farmaci sartanici (antipertensivi), sostenendo che c’erano in giro partite contaminate. Quando il virus ha iniziato a circolare, si è trovato davanti sistemi immunitari scassati che sono stati suscettibili alle infezioni di questo tipo. Grazie all’inquinamento, che sicuramente fornisce un ottimo terreno di diffusione per il virus, a partire dall’estate 2019 – ma probabilmente anche prima – il Covid ha iniziato a prevalere sulle altre malattie respiratorie stagionali. All’inizio è apparso nelle zone più inquinate, dove ha trovato serbatoi di infezione più ampi. I Paesi che sono riusciti a contenerlo hanno invece circoscritto i focolai e controllato i loro perimetri. Parliamoci chiaro: 2 milioni di morti nel mondo, su una popolazione di 7 miliardi, sono una percentuale bassissima. Muoiono molte più persone di fame ogni giorno e nel silenzio più assordante”.

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