La stazione di Bressana Argine abbandonata a sé stessa: sporca, chiusa al pubblico e senza obliteratrici.

BRESSANA BOTTARONE – Fredda, sporca e inaccessibile. Versa in queste condizioni la “stazione” di Bressana Argine, uno dei due scali ferroviari che servono il comune di 3500 abitanti adagiato sulle rive del torrente Coppa – ma anche le contigue frazioni “Castellazzo” di Pinarolo e “Robecchina” di Robecco Pavese. Se quella di Bottarone è un importante scalo a livello regionale (c’è l’interscambio fra le linee Milano-Stradella e Milano-Voghera), quella di Argine serve proprio il popoloso centro abitato di Bressana, a due passi da dove sorge anche un noto supermercato. Ma “stazione” è una parola grossa… La porta d’ingresso della sala d’attesa è chiusa dall’esterno, ma anche se fosse aperta un’enorme pozzanghera creatasi nelle smagliature dell’asfalto del piazzale antistante quasi ne impedirebbe l’accesso. Sul battente che non si apre c’è affisso un avviso di modifiche di circolazione dei treni che, però, risale ancora al 2019. Accanto c’è un cartello con scritto che la sala d’attesa resta chiusa “in seguito alle ordinanze emanate dall’Autorità in materia di prevenzione da Coronavirus”. Non c’è quindi un posto per i pendolari dove rifugiarsi dalle intemperie o dal freddo, a parte i rami di cinque alti pini che sorgono lì accanto, che forse possono dare riparo agli sventurati viaggiatori che decidono di prendere il treno.

L’edificio è completamente impresidiato, ma alcune luci restano perennemente accese all’interno della struttura a illuminare il vuoto più desolato. Non parliamo dell’assenza di macchinette automatiche per i biglietti, ma manca pure quella obliteratrice per vidimarli e la segnaletica versa in grave stato di usura: la scritta “Bressana Argine” si legge con molta fatica (e solo con un po’ di fantasia). Il marciapiede dell’unico binario presente è stato rifatto grazie ai lavori di manutenzione straordinaria che la scorsa estate hanno interessato l’intera linea “Depretis”: da allora è stato prolungato fin quasi al vicino passaggio a livello di via IV Novembre, mentre prima i passeggeri delle carrozze in coda treno si trovavano a dover scendere difficoltosamente nel vuoto. Tuttavia, il binario unico versa già in stato di degrado: molta spazzatura è gettata per terra e si nota immediatamente che l’intera struttura non viene pulita da parecchio tempo. Bottiglie di vetro (vuote), per lo più birre, sono sparse lungo i davanzali delle finestre (chiuse e sbarrate), segno che l’edificio è sede di bivacchi di gente poco rispettosa della pulizia in luogo pubblico.

A una porta (anch’essa chiusa) c’è affisso il foglio delle partenze giornaliere: è aggiornato all’ultimo orario ferroviario entrato in vigore lo scorso 13 dicembre, l’altoparlante funziona correttamente e annuncia gli arrivi dei convogli, ma manca il monitor dei treni in tempo reale. In verità, aprendo leggermente la porta chiusa da una catena (quel tanto che si può), si intravede all’interno della ex sala d’attesa il monitor che segnala ritardi e prossime partenze: i viaggiatori bressanesi devono sbirciare così per capire quando prendere il prossimo regionale per Pavia-Milano oppure per Stradella-Piacenza. La sala d’attesa, anche se momentaneamente inaccessibile per i già citati problemi di Covid, lo sarebbe ugualmente: solo otto posti a sedere, per terra ancora sporcizia e bottiglie di birra abbandonate da ben prima l’inizio della pandemia. Sarà l’unica stazione che versa in questa situazione di disagio e disservizio? Sfortunatamente, penso proprio di no.

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