VARZI – “Per l’ospedale di Varzi bisogna fare di più”. Non hanno dubbi Luca Rossi, segretario del Pd di Varzi e Paolo Gramigna consigliere provinciale Pd che chiedono che venga messa in atto la legge che prevede per gli ospedali di montagna la presenza di reparti di chirurgia e medicina generale, di ortopedia e del Pronto soccorso.
Luca Rossi, lei è Segretario del Pd di Varzi dall’autunno dello scorso anno. Quali sono state le attività del partito in questi mesi?
“Sono stati mesi durissimi durante i quali l’emergenza sanitaria ha prevalso sulla politica, portando difficoltà e lutti in molte famiglie anche del nostro territorio. Tuttavia il Pd ha proseguito soprattutto in una azione di ascolto delle persone per intercettare problematiche e provare a contribuire alla ricerca di soluzioni. Chiaramente l’iniziativa politica si è doverosamente fermata”.
Per esempio quali sono state le problematiche più evidenziate?
“Senza dubbio in questo periodo la problematica dell’assistenza sanitaria è stata quella più evidente. Soprattutto anche oggi in una fase in cui il bisogno di cure emergenziali per il Covid-19 è calato, nel nostro Ospedale di Varzi l’erogazione dei servizi sanitari, soprattutto per quanto il reparto di chirurgia e le prestazioni diagnostiche ambulatoriali, non sono ancora state ripristinate come previsto nel POAS vigente di Asst. Molte persone e operatori sanitari si stanno chiedendo se sia in atto un ridimensionamento del nosocomio”.
Paolo Gramigna da diversi anni lei ha espresso una precisa posizione sull’ospedale di Varzi condivisa dal Partito Democratico territoriale. Ce la può riassumere?
“Da diversi anni, soprattutto le forze politiche sovraniste hanno avuto un approccio metodologico sbagliato le cui conseguenze oggi le stanno pagando gli operatori sanitari, la cui professionalità è da considerare come un patrimonio, e i cittadini. E’ stata creata una paura nella popolazione, quella di una possibile chiusura. Paura allora del tutto ingiustificata nel breve/medio periodo. Si è poi cavalcata una protesta generica, sterile, fine a se stessa, anche se in molti casi ha coinvolto persone del tutto in buona fede. Sono state fatte promesse anche esse generiche o peggio non realizzabili, certamente utili ad aumentare il consenso politico di chi di volta in volta le avanzava come in una rincorsa al rialzo. Infine la pseudo lotta tra la stessa parte politica ha prodotto un completo assoggettamento istituzionale alla parte tecnica che legittimamente pare decidere esclusivamente nel perimetro della sostenibilità economica in relazione alle risorse disponibili”.
Gramigna, ma allora cosa andava e andrebbe fatto?
“Andava e andrebbe ripercorso quanto già fatto da altre realtà. Ovvero la costituzione di un tavolo di lavoro tra istituzioni locali, parti sociali e portatori di interesse che parta dal considerare le normative vigenti, ovvero il DM 70, che prevede per gli Ospedali di Montagna, come quello di Varzi, la presenza di reparti di chirurgia e medicina generale, di ortopedia e del Pronto soccorso, e la Legge Regionale 23/2015 che prevede forme organizzative ad integrazione del sistema ospedale territorio in sinergia con i medici di medicina generale, nonché il “Decreto Rilancio” che all’articolo 3 promuove la creazione degli “ospedali di Comunità” . Ciò al fine di costruire una piattaforma di proposte per l’erogazione di servizi sanitari presso l’Ospedale di Varzi, con la quale confrontarsi con la parte politica di Regione Lombardia e con la parte tecnica di Asst, perché vengano inserite nel nuovo Piano di Organizzazione Aziendale che dovrà essere approvato entro la fine di quest’ anno. Non è possibile continuare sulla strada di una generica richiesta di aiuto o nel fare generiche promesse, la difesa dell’ospedale passa dalla messa in campo della conoscenza e della competenza anche da parte della politica. Nel prossimo mese di settembre Regione Lombardia avvierà le consultazioni per costruire le linee di indirizzo per la redazione dei Piani di Organizzazione Aziendali, che necessariamente dovranno tenere conto delle mutate esigenze in relazione alla attuale pandemia in corso. E’ un appuntamento al quale i territorio deve presentarsi preparato”.
Luca Rossi: ma per realizzare i progetti apparentemente antieconomici anche se socialmente indispensabili occorrono risorse. Come proponete di trovarle?
“La politica europeista del Partito democratico già nell’era pre covid aveva dato avvio ad una fase diversa rispetto al passato con una proposta di Bilancio dell’Unione fortemente basata sulla sussidiarietà e solidarietà. Oggi con le risorse del MES potrebbero essere finanziati, senza vincoli e con minimi costi di interessi, importanti investimenti per le strutture sanitarie compreso l’Ospedale di Varzi. In tal senso la posizione preconcetta di alcune forze politiche dell’inutilità di accedervi, non è comprensibile e solo tesa all’ottenimento di un consenso basato su un sovranismo ipocrita che rischia di causare un irreparabile danno ai nostri concittadini”.
Paolo Gramigna Ma oltre al MES non vi sono altri fondi Europei?
“Certamente si. Ma in aggiunta, non in sostituzione. Nel mese di Novembre dello scorso anno abbiamo avuto ospite a Varzi Carmine Pacente presidente del Dipartimento Europa di Anci Lombardia e Consigliere comunale di Milano del Partito Democratico. Siamo impegnati ad esplorare ogni possibilità di finanziare progetti territoriali sia attraverso la nuova programmazione regionale per quanto i fondi indiretti UE, sia per comprendere le possibilità di accesso ai nuovi fondi istituiti nell’era Covid come il “Next generation UE” e il “Recovery plan”. Ragionare nel merito, condividere le scelte e i percorsi è il metodo di lavoro che noi abbiamo saputo e sappiamo mettere in campo”.